Quelle campane


Mi ricordo Padre Marco giovane studente del seminario. Non ho un ricordo nitido o preciso, mi sovviene come in un lontano sogno, tanto ero piccolo. La parrocchia era pervasa da giovani provenienti da luoghi diversi, in un momento di aggregazione che ha fatto crescere generazioni di uomini e donne all’ombra del grande cedro posto in mezzo al giardino del chiostro. Anch’io sono un uomo cresciuto lรฌ, ho fatto il chierichetto e ho accompagnato Padre Loi e lo stesso Padre Marco a benedire le case dei parrocchiani prima di Pasqua. Mi rivedo ancora con gli altri bambini a scorrazzare per il chiostro e a tirare i primi calci al pallone nel campetto sterrato, mentre i ragazzi piรน grandi suonavano e cantavano nelle stanze adiacenti, poste lรฌ a loro uso e consumo in maniera gratuita. A quel luogo sono sempre rimasto affezionato e riconoscente, cosciente del fatto che mi ha offerto la possibilitร  di crescere con buoni principi e la voglia di prodigarmi anche per il prossimo. Negli anni mi sono allontanato dalla Santa di Montepulciano, ma mai abbastanza da non ritornare lรฌ dove ero cresciuto sereno e felice. Poi l’etร  adulta mi ha donato una figlia che, guarda caso, ho chiamato Agnese, in onore di quella minuta e fortissima donna che ha costruito e dato il nome al Santuario. Quel 27 aprile le campane suonarono a festa, come in mille e mille altre occasioni. Molte altre volte hanno suonato per i tristi eventi della vita, sempre e comunque ricordando alla comunitร  che lei era lรฌ, eterna, pronta a consolarci e a cercare di esaudire, per quanto possibile, le nostre richieste. Nel corso del 2017 i pochi frati rimasti al Santuario si sono dati da fare per celebrare i 700 anni dalla morte di Sant’Agnese e, nel 2018, hanno celebrato i 750 anni dalla nascita della Santa. Lo hanno voluto impegnandosi fortemente e coinvolgendo in maniera discreta e silenziosa, come appartiene al loro stile, anche gran parte della cittadinanza poliziana. E poi feste e manifestazioni in onore della Santa accompagnano la vita della cittร  del Poliziano durante tutto l’anno, segno di grande devozione dei cittadini alla loro copatrona. Nell’estate del 2018, un vero e proprio fulmine a ciel sereno, ha squarciato il cielo sopra il Santuario di Sant’Agnese, facendo intravedere la terribile faccia del dragone di fuoco che ancora una volta prova a fermare con tutta la forza del suo alito poderoso la piccola e indifesa Agnese, che oggi non ha piรน la forza di ostacolarlo. E allora il frutto della sua fede e della sua tenacia, nel costruire pietra su pietra, con estrema fatica e dolore la sua chiesa a futura memoria, sembra esaurirsi in una scelta di uomini poco illuminati dal suo insegnamento. Frati rimossi come pedine su uno scacchiere virtuale, convento chiuso, chiesa chiusa. Ah, sรฌ, diranno di tanto in tanto qualche messa, contentino dovuto. Queste scelte sono frutto non solo di decisioni prese dai padroni del Santuario, come mi รจ stato riferito personalmente, ma sono frutto anche di questo modaiolo ateismo che sta affossando la nostra cultura e sta portando alla deriva la nostra malata civiltร . Forse non sentiremo piรน cantare quelle campane, forse le hanno legate per sempre in questo silenzio assordante. Non so se questa mia riflessione cadrร  nel vuoto, d’altronde hanno giร  deciso, ma anche se sarรฒ il solo a pensare che la chiusura del Santuario di Sant’Agnese da Montepulciano sia un errore fatale, voglio provare a difendere questa immensa donna poliziana, proprio in un periodo storico in cui l’altra metร  del cielo รจ presa d’assalto da scellerati preconcetti e odiosi crimini. Voglio fare questo, facendo mia una citazione del Dalai Lama “se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara”. Non riuscirรฒ a non far dormire sonni tranquilli a chi ha il potere di evitare questo scempio, in compenso io dormirรฒ su un cuscino di seta e libero da fastidi notturni. Non ho desideri da esaudire, ho solo l’urgenza di una breve preghiera: “Campane, vi prego, tornate a suonare”.