L'apprendista Cristiano

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di Giuliano Lenni
Da quando aveva conosciuto il suo intercessore per l’ingresso nell’associazione segreta, aveva percorso spesso quella strada che lo conduceva a casa del maestro. La Chiesetta lungo il cammino era chiusa perennemente, ma ogni volta che passava lui la guardava lo stesso, immaginandola nel pieno delle sue funzioni, quando ospitava un parroco e i fedeli accorrevano per le Sante Messe e i Sacramenti. Ormai erano già tre mesi che aveva compilato la domanda e depositato i documenti necessari per l’ammissione e stava sulle spine non sapendo esattamente come sarebbe proseguita la sua esperienza e in particolare il suo ingresso definitivo tra gli altri adepti. Spesso si chiedeva che cosa volessero dire quei molti termini che gli erano stati insegnati durante le ore di lezione nello studio di colui che gli prometteva “una nuova vita”. Quando, durante una delle tante chiacchierate serali, il maestro gli parlò di loggia, lui confusamente rincorse i suoi pensieri e si rivide piccolo nella loggia del podere dei suoi nonni, in campagna, mentre guardava il panorama che si spandeva sulle dolci colline. Molti discorsi che sentiva, nelle disquisizioni del suo intercessore, gli sembravano distanti dalla sua realtà quotidiana e non sempre coglieva fino in fondo il significato della “vera iniziazione, nella quale occorre abbandonare il razionalismo e raggiungere la trascendenza”. Altre volte gli tornavano in mente lucide sensazioni colte durante la sua vita, in altre esperienze di uomo, come quando il maestro gli disse “non sentirti leso nella dignità quando ti sarà intimato di spogliarti di tutti i metalli che hai addosso oppure ti verrà chiesto di assumere atteggiamenti che nel mondo profano possono sembrare strani, ma che racchiudono in sé il significato più profondo di ciò a cui ti stai impegnando tramite giuramento eterno”. Il suo pensiero corse alla visita di leva, quando seminudo girava per i corridoi in attesa della visita medica, insieme con altri sconosciuti che, come lui, erano in forte imbarazzo, per vari motivi. Gli venne in mente anche quando, per fare una radiografia, la simpatica infermiera gli disse di togliersi la catenina d’oro con appesi i ciondolini. Decise che non avrebbe avuto nessuna remora a far vedere parte del suo corpo e men che meno denudarsi del vile metallo, se era questo che doveva fare al fine di accedere alla luce promessa. Fece alcune domande su come si sarebbe svolta la cerimonia, anzi il rito per l’esattezza, ma riuscì a strappare al maestro solo il fatto che sarebbe stato bendato, in piena balìa di uno sconosciuto. Questo lo mise un po’ in apprensione, giacché normalmente si fidava dei suoi sensi e dipendere da qualcun altro lo indispettiva. Forse era meglio se non lo avesse saputo prima e, da quel momento, decise di non fare più domande al suo interlocutore. La sera dell’evento arrivò anche troppo in fretta. Si era recato a casa del maestro poiché sarebbero andati insieme nella sede dell’associazione. La serata era buia e fredda. Appena giunti sul luogo il maestro lo lasciò in custodia ad un tizio con il volto coperto da una specie di cappuccio nero, che lo accompagnò in una piccola stanza illuminata da una flebile luce traballante. Dopo aver compiuto le azioni che la voce gentile e amichevole gli aveva imposto, fu bendato come il suo istruttore gli aveva predetto. Incerto seguì il tizio su per le scale. A breve sarebbe entrato nella stanza in cui avrebbe ricevuto la propria dose di luce. Ebbe un sussulto, una specie di blocco psicologico inspiegabile, non riusciva più ad andare avanti. Svenne. Si risvegliò semisdraiato su una poltrona di legno con un cuscino che gli sorreggeva la testa. Il suo maestro era li preoccupato ma sorridente e gli confermò che per quella sera la cerimonia non si sarebbe fatta. Il promesso apprendista riportò a casa il suo intercessore che era notte fonda. Tornando verso casa vide che la Chiesetta lungo la strada emanava un alone dall’interno, come se una luce fosse stata accesa in quel momento. Si fermò per capire che cosa stesse succedendo e si accorse che la porta della chiesa era socchiusa. In preda all’emozione la aprì e vide al suo interno una candela accesa che illuminava il volto magro di Gesù Cristo appeso alla croce. Senza far rumore riaccostò la porta, salì in macchina e tornò a casa. Dormì di un sonno agitato, sognando una luce accecante che lo faceva svegliare di soprassalto. La mattina seguente tornò alla chiesetta, sospinto da un anelito di conoscenza. La porta era chiusa, sbirciò da una finestrella senza vetri e notò che la chiesa era completamente vuota. Nella parete ormai cadente, notò una scritta ”Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. D’improvviso capì ciò che gli era stato chiesto, la sua mente si illuminò e sentì la sua anima leggera. Decise in quel momento che non si sarebbe mai più fatto bendare e che i soli riti ai quali avrebbe partecipato sarebbero stati celebrati alla luce del giorno e non nel buio della tenebre.