Che vòi sapé’ te, Pichirillino!

Da sinistra Carlo Castellani, Lucia Tremiti,
Alice Raspanti e Antonio Maprosti
Si è svolta sabato 2 ottobre 2010 la presentazione del libro Che vòi sapé’ te, Pichirillino. Il libro scritto da Lucia Tremiti e illustrato da Carlo Castellani, giovane illustratore è stato presentato davanti ad una folta platea che ha apprezzato molto. Erano presenti l'assessore Alice Raspanti e l'editore Antonio Maprosti. "“Che vòi sapé’ te, Pichirillino”! diceva sempre la zia Gi­net­ta a qualche bambino a lei assegnato cominciando a raccontare un “c’era una volta” mentre le donne di casa lavoravano per guadagnare qualche soldino rassettando i materassi. Le sue novelle, tramandatesi oralmente per intere generazioni, venivano arricchite da lei, che era nata sul finire del 1800, di espressioni popolari della parlata locale, di filastrocche, di indovinelli e di proverbi. Erano fatte di immagini semplici e di cose quotidiane; rispecchiavano l’immaginario popolare, ma non sempre terminavano con un lieto fine. Narrate per dare degli insegnamenti e dei moniti ai piccoli che per la maggior parte della giornata stavano lontani dalla custodia dei genitori impegnati per lo più nel lavoro dei campi, ma anche in altre mansioni. Il lupo cattivo, l’orco, la strega … potevano essere qualsiasi pericolo in cui il piccolo poteva imbattersi. Erano un miscuglio di fiabe e di favole3 frutto della saggezza popolare della nostra meravigliosa terra toscana. La novella è una narrazione semplice e breve, nata nel contesto della letteratura orale, i cui personaggi possono essere facilmente anche rintracciabili nella vita quotidiana. Non è un genere letterario indipendente, ma è inglobato all’interno di altri generi letterari. Non ci è dato sapere con precisione dove o quando sia nata; ci sono infatti molte discordanze al riguardo: secondo la teoria orientalista sembra che sia nata in Oriente e poi diffusasi verso il XII secolo in Occidente. In Italia invece si affaccia nel Duecento come genere letterario che con maggiore o minore fortuna si è continuato in ogni secolo fino ai giorni nostri. Un posto particolare nel Medioevo spetta all’exemplum, un genere con finalità educative e moraliste, che si potrebbe definire una forma semplice di novella, a metà strada tra la fiaba e la parabola, inglobato all’interno di altri generi come la vita dei Santi perché usato spesso dai predicatori per ricondurre sulla “retta via” coloro che avevano commesso dei peccati. Mossa da particolare interesse verso il mondo infantile mi sono proposta di raccogliere una prima parte di queste novelle appartenenti a questo vasto sapere popolare, oggi rivalutato dalle scienze antropologiche attraverso lo studio delle tradizioni popolari e delle culture orali e considerato patrimonio della letteratura infantile. Sono partita da un preciso e piacevole ascolto di coloro che in “vegliatura” mi hanno deliziato dei loro ricordi attingendo nella loro memoria ancora ben strutturata e fresca. Le storie narrate da coloro che ci sono cari non si dimenticano mai, perché richiamano gli affetti, i legami di sangue, le nostre radici, il profumo della nostra terra natia. Certamente questa raccolta non vuole eguagliare le raccolte di scrittori come Charles Perrault, i fratelli Grimm, Italo Calvino e Aleksander Afanasiev, anche se credo che l’intento possa essere stato lo stesso: raccogliere e trascrivere queste storie perché non vadano perdute. Ringrazio con inesauribile affetto mio marito Paolo e mio figlio Francesco per la loro comprensione, mio cognato Roberto per aver vigilato con tanta attenzione sul testo, il giovane e promettente amico Carlo Castellani per le bellissime illustrazioni e l’editore Thesan & Turan per la fiducia riposta nei miei confronti. Mi piace pensare che questa mia ricerca non possa mai trovare una sua conclusione perché troverò sempre una zia Ginetta, una nonna Pia, una Elia, una Giuliana, una nonna Anna, … che mi racconteranno un “c’era una volta”…