Gettoni, floppy e walkman addio «Così cancelliamo la nostra storia»

Lo aveva chiamato «il prodotto del secolo». Forse esagerando un po’ ma non c’è dubbio che con l’invenzione del walkman, la Sony ha cambiato il nostro modo di vivere. Permettendo a tutti di passeggiare e fare jogging ascoltando la musica. Sopravvissuto all’attacco dei Cd, il riproduttore di cassette non sembra più farcela di fronte alla concorrenza di lettori Mp3 e iPod. E così, dopo 31 anni di successi (ne sono stati comprati 220 milioni dal 1° luglio 1979) la Sony ha deciso di sospenderne le vendite in Giappone. Fabbricato in Cina, il walkman continuerà a essere commercializzato all’estero, ma non c’è dubbio che la decisione annunciata ieri suona come un onorevole pensionamento. E così, un altro pezzo della storia degli oggetti si prepara ad abbandonare la scena. Come succederà a gennaio con lo shopper di plastica (reo in questo caso di avvelenamento del Pianeta) e come è già successo a tante altre invenzioni che hanno segnato la nostra epoca. Tre anni fa era stato dichiarato fuorilegge dall’Europarlamento, per colpa del mercurio, il vecchio termometro per misurare la febbre. Stessa cosa, con l’irrompere del cellulare, abbiamo fatto con i gettoni telefonici mentre sopravvive ancora qualche cabina. Che dire poi dei dischi di vinile? Rimasti nelle mani solo di collezionisti e frequentatori di mercatini (con prezzi a volte da amatori), se ne sta tentando il rilancio, ma sono pur sempre confinati all’antiquariato della musica. Come i giradischi portatili a pile o le radioline a transistor con cui l’Italia seguiva ‘Tutto il calcio minuto per minuto’. Senza andare troppo indietro nel tempo (pensiamo sul fronte della scuola alla scomparsa di penne, pennini e calami, carta assorbente e carbone e a quella della macchina per scrivere dalle redazioni dei giornali) qualcuno forse rimpiange il fascino della sigaretta accesa con il cerino (anch’esso messo al bando) ma nell’album dei ricordi, se non degli oggetti scomparsi, perché qualcuno li usa ancora, potremmo mettere anche i caschi per capelli da parrucchiere, le pellicole fotografiche, i televisori con il tubo catodico, le videocassette Vhs, i floppy disk. E intanto le nuove lampadine a risparmio energetico stanno sostituendo quelle a incandescenza e i navigatori satellitari mappe e cartine geografiche. Se il progresso impone dolorose sconfitte, l’arrivo del nuovo non significa che tutto il vecchio finisca per forza nella spazzatura. Tanto che e-Bay aveva calcolato che nelle nostre case ci sarebbero ben 13 miliardi di euro di oggetti in disuso. Del resto — avverte Italo Piccoli, docente di sociologia dei consumi alla Cattolica — i vecchi oggetti parlano, rappresentano la nostra vita e buttarli via significa un po’ buttare via noi stessi. Certo, chi vive proiettato nel futuro, come i giovani, lo fa senza rimpianti ma chi, come gli anziani, di futuro ne ha molto meno, non è disposto a fare altrettanto. E poi, guardando le rivalutazioni del vintage, dai dischi di vinile agli abiti da sposa, la nostalgia può diventare un affare. Così — conclude il sociologo — cantine e solai più che svuotati andrebbero ordinati senza un accumulo indistinto ma dando priorità e un senso agli oggetti. E in fondo alla nostra vita.

L’ACQUEDOTTO DI MONTEPULCIANO: UN ESEMPIO DI OPERA PUBBLICA DELL’ITALIA LIBERALE


Nel 1894 Montepulciano ebbe, per la prima volta nella sua storia (per quel che se ne sa) un acquedotto che consentì ai cittadini di disporre di acqua potabile di buona qualità, proveniente da sorgenti nel territorio di Sarteano, in misura sufficiente e soprattutto non legata alle piogge. L’opera pubblica, finanziata dal Comune e costata poco più di 200.000 lire d’allora,  fu di tale importanza all’epoca che fu festeggiata con grandi cerimonie e con la costruzione di una imponente fontana in Piazza Grande, poi smantellata (quel che ne resta – un obelisco e quattro leoni araldici in travertino – è stato rimontato come monumento ai Giardini di Poggiofanti). Oggi, in un momento in cui sia per la variazione climatica in corso, sia per l’enorme aumento del consumo nei paesi cosiddetti industrializzati, la disponibilità dell’acqua pro-capite comincia a farsi incerta, ci si può di nuovo rendere conto della rivoluzione che a quei tempi costituì l’evento. Indispensabile alla vita, era disponibile in una cittadina in cima a un monte come Montepulciano, solo attraverso cisterne di raccolta delle piogge, dove il prezioso liquido rimaneva conservato senza rinnovarsi per lunghi mesi, soprattutto d’estate, con gravi rischi di inquinamento e di esaurimento. La gestione delle cisterne era talmente importante che le Contrade, suddivisioni amministrative del centro, ne facevano il cardine della loro disponibilità finanziaria, conservandole e restaurandole, ma anche vendendone il contenuto. Come si vede una gestione difficile, costosa e pericolosa per la salute pubblica. Per questo la costruzione dell’acquedotto fu un grande evento, e motivo di orgoglio per la classe dirigente locale che senz’altro la vide come una prova tangibile delle possibilità del nuovo mondo, nato dal Risorgimento. E per questo oggi la rievocazione di quell’evento non può disgiungersi da una riflessione sull’uso dell’acqua nel mondo contemporaneo, sui suoi rischi, sugli sprechi, sulla sua reale disponibilità.

Il fiume della vita


Trascorrendo serate in compagnia di amici e conoscenti, molte volte mi sono posto delle domande alle quali difficilmente mi sovveniva una risposta degna di considerazione. Rimanevo, e rimango tuttora, sempre un po’ sconcertato da atteggiamenti che certe persone assumono e che non comprendo mai appieno, certamente per una mia mancanza di visione della vita. Leggendo “Tre uomini in barca” di Jerome, ho tuttavia trovato la semplificazione dei miei dubbi e, forse, la risoluzione al mio malessere.
In particolare mi ha colpito il pezzo in cui Jerome parla del senso della vita che, come una barca in un fiume, ha bisogno di un giusto carico per giungere a destinazione.
“…Quanti, per questo viaggio, non sopraccaricano la barca, al punto di metterla sempre in pericolo di riempirsi d'acqua, con tutto un approvvigionamento di cose sciocche, che a loro sembrano indispensabili per viaggiare piacevolmente e comodamente, ma che in realtà sono solo cianfrusaglia inutile. Come caricano il loro povero guscio di noce d'un mucchio, alto fino in testa d'albero, di bei vestiti e di grandi case, di servitorame superfluo e d'una schiera d'amici boriosi ai quali non importa un fico secco di loro, e dei quali a loro non importa neanche mezzo fico secco; di costosi divertimenti che non divertono nessuno e (cianfrusaglia più assurda e pesante di tutte) della paura di ciò che il prossimo potrà pensare, di lussi che stuccano, di piaceri che seccano, di vuota esibizione che, simile alla corona di ferro che si infliggeva un tempo ai criminali, fa sanguinare e vacillare la testa che la porta. Cianfrusaglia, amico! Tutta cianfrusaglia! Buttala a fiume. Rende la barca così pesante, ai fini della voga, da farti quasi venir meno ai remi. La rende, ai fini del timone, così pericolosa e poco maneggevole, da non lasciarti mai un solo minuto libero da preoccupazione e ansia, da non concederti mai un minuto di pigra fantasticheria - né il tempo per incantarti a guardare le ombre che guizzano leggere sui bassifondi, gli sfolgoranti raggi del sole che appaiono e scompaiono tra increspature, né i grandi alberi della riva che guardano giù il proprio riflesso, o i boschi tutti verdi e dorati, o le ninfee bianche e gialle, e gli ondeggianti oscuri giunchi, o gli azzurri non-ti-scordar-di-me. Getta la cianfrusaglia a fiume, amico! Fa' che la barca della tua vita sia leggera, carica solo del necessario. una casa accogliente e piaceri semplici, un amico o due, degni di questo nome, qualcuno che ti ami e qualcuno che tu ami, un gatto, un cane e un paio di pipe, abbastanza da mangiare, abbastanza per vestire, e un pochino più del sufficiente di roba da bere; perché la sete è una cosa pericolosa. Vedrai che troverai più facile vogare nella tua barca ed essa non correrà tanto pericolo di rovesciarsi, e se poi si rovescia poco male; poche merci e buone, resistono all'acqua. Avrai tempo per lavorare ma anche per pensare. Avrai tempo per abbeverarti della luce del sole, tempo per ascoltare le musiche eoliche che il vento di Dio suona sulle corde del cuore umano tutt'intorno a noi...”

'Storia di altre storie' è un'altra storia!

Nell'anno delle celebrazioni per il 70esimo compleanno di Francesco Guccini, è uscito 'Storia di altre storie' (pubblicato da Emi Music Italy), un'antologia in doppio cd che raccoglie racconti e storie in musica scelti personalmente dallo stesso Guccini. A completare l'opera, oltre ai brani che fanno ormai parte della storia della canzone d'autore italiana, le note interne del booklet firmate dal giornalista e critico musicale Riccardo Bertoncelli. Ai brani che compongono la tracklist di questa raccolta ('Quattro Stracci, 'Eskimo', 'Canzone per un'amica', 'Noi non ci saremo', 'Statale 17', 'Piccola Città', 'Dio è morto', 'Autogrill', 'Cirano', 'L'Avvelenata', 'La locomotiva', solo per citarne alcune) si aggiungono due tracce mai pubblicate fino ad ora su cd, 'Nella Giungla' e 'Un Altro Giorno è Andato'. Un altro successo all'orizzonte per il poeta cantastorie di Pavana, a cui recentemente è stato conferito anche il premio Nettuno dal Comune e dalla Provincia di Bologna. Vai al sito web

Che vòi sapé’ te, Pichirillino!

Da sinistra Carlo Castellani, Lucia Tremiti,
Alice Raspanti e Antonio Maprosti
Si è svolta sabato 2 ottobre 2010 la presentazione del libro Che vòi sapé’ te, Pichirillino. Il libro scritto da Lucia Tremiti e illustrato da Carlo Castellani, giovane illustratore è stato presentato davanti ad una folta platea che ha apprezzato molto. Erano presenti l'assessore Alice Raspanti e l'editore Antonio Maprosti. "“Che vòi sapé’ te, Pichirillino”! diceva sempre la zia Gi­net­ta a qualche bambino a lei assegnato cominciando a raccontare un “c’era una volta” mentre le donne di casa lavoravano per guadagnare qualche soldino rassettando i materassi. Le sue novelle, tramandatesi oralmente per intere generazioni, venivano arricchite da lei, che era nata sul finire del 1800, di espressioni popolari della parlata locale, di filastrocche, di indovinelli e di proverbi. Erano fatte di immagini semplici e di cose quotidiane; rispecchiavano l’immaginario popolare, ma non sempre terminavano con un lieto fine. Narrate per dare degli insegnamenti e dei moniti ai piccoli che per la maggior parte della giornata stavano lontani dalla custodia dei genitori impegnati per lo più nel lavoro dei campi, ma anche in altre mansioni. Il lupo cattivo, l’orco, la strega … potevano essere qualsiasi pericolo in cui il piccolo poteva imbattersi. Erano un miscuglio di fiabe e di favole3 frutto della saggezza popolare della nostra meravigliosa terra toscana. La novella è una narrazione semplice e breve, nata nel contesto della letteratura orale, i cui personaggi possono essere facilmente anche rintracciabili nella vita quotidiana. Non è un genere letterario indipendente, ma è inglobato all’interno di altri generi letterari. Non ci è dato sapere con precisione dove o quando sia nata; ci sono infatti molte discordanze al riguardo: secondo la teoria orientalista sembra che sia nata in Oriente e poi diffusasi verso il XII secolo in Occidente. In Italia invece si affaccia nel Duecento come genere letterario che con maggiore o minore fortuna si è continuato in ogni secolo fino ai giorni nostri. Un posto particolare nel Medioevo spetta all’exemplum, un genere con finalità educative e moraliste, che si potrebbe definire una forma semplice di novella, a metà strada tra la fiaba e la parabola, inglobato all’interno di altri generi come la vita dei Santi perché usato spesso dai predicatori per ricondurre sulla “retta via” coloro che avevano commesso dei peccati. Mossa da particolare interesse verso il mondo infantile mi sono proposta di raccogliere una prima parte di queste novelle appartenenti a questo vasto sapere popolare, oggi rivalutato dalle scienze antropologiche attraverso lo studio delle tradizioni popolari e delle culture orali e considerato patrimonio della letteratura infantile. Sono partita da un preciso e piacevole ascolto di coloro che in “vegliatura” mi hanno deliziato dei loro ricordi attingendo nella loro memoria ancora ben strutturata e fresca. Le storie narrate da coloro che ci sono cari non si dimenticano mai, perché richiamano gli affetti, i legami di sangue, le nostre radici, il profumo della nostra terra natia. Certamente questa raccolta non vuole eguagliare le raccolte di scrittori come Charles Perrault, i fratelli Grimm, Italo Calvino e Aleksander Afanasiev, anche se credo che l’intento possa essere stato lo stesso: raccogliere e trascrivere queste storie perché non vadano perdute. Ringrazio con inesauribile affetto mio marito Paolo e mio figlio Francesco per la loro comprensione, mio cognato Roberto per aver vigilato con tanta attenzione sul testo, il giovane e promettente amico Carlo Castellani per le bellissime illustrazioni e l’editore Thesan & Turan per la fiducia riposta nei miei confronti. Mi piace pensare che questa mia ricerca non possa mai trovare una sua conclusione perché troverò sempre una zia Ginetta, una nonna Pia, una Elia, una Giuliana, una nonna Anna, … che mi racconteranno un “c’era una volta”…

In 11mila per i Macchiaioli a Montepulciano!

Prorogata la mostra: resterà aperta fino al 31 marzo 2011
 
Grande successo di pubblico per la mostra “Macchiaioli. Capolavori e inediti privati” in corso a Montepulciano (SI): con oltre 11mila visitatori è tra gli eventi culturali toscani più apprezzati dal pubblico. Un risultato importante che ha indotto gli organizzatori a prorogare l’esposizione nel Museo Civico Pinacoteca Crociani e nelle Logge della Mercanzia fino al 31 marzo 2011.

La mostra, curata da Silvestra Bietoletti e Roberto Longi, celebra uno dei movimenti artistici che più seppe innovare il linguaggio figurativo tra Ottocento e Novecento, con 70 opere, tra noti capolavori e di straordinarie opere inedite provenienti da una collezione privata, già appartenute alle più prestigiose raccolte macchiaiole del primo ‘900 - fra cui quelle di Luigi Sambalino, di Mario Galli, di Enrico Checcucci, di Vincenzo Giustiniani Nelle prossime settimane, prenderanno il via laboratori didattici e visite indirizzate al mondo della scuola di ogni ordine e grado e all’associazionismo, al fine di consolidare ancor più l’azione culturale ed educativa del museo ai giovani e alla società civile.

La mostra, nata sotto gli auspici della Provincia di Siena, è frutto della proficua collaborazione tra Fondazione Musei Senesi, Comune di Montepulciano e Vernice Progetti Culturali grazie al sostegno di Fondazione Monte dei Paschi di Siena. L’esposizione è promossa da Rotary Club Chianciano-Chiusi-Montepulciano con il sostegno di: APT Chianciano Terme – Val di Chiana, Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e Strada del Vino Nobile di Montepulciano, Pro Loco di Montepulciano. L'allestimento è progettato dall'architetto Andrea Milani mentre il catalogo, già alla seconda edizione, è edito da Silvana Editoriale.

Da martedì 28 settembre, la mostra osserverà gli orari del Museo: 10 -13, 15 -18. Chiuso il lunedì. È possibile l'apertura su prenotazione per visite private con gruppi di almeno 10 persone. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi direttamente al Museo Civico Pinacoteca Crociani (Via Ricci, 10 - tel. 0578 717300), oppure telefonare allo 0578 757341 (Pro Loco Montepulciano).