"Non restare chiuso qui.
Pensiero...". Allora era il 1971 e Valerio Negrini pestava ancora sui
tamburi dei Pooh. Ancora per poco prima di lasciare bacchette e rullanti a
Stefano D'Orazio e diventare il "quinto Pooh". Valerio, che dietro le
quinte continuava però a scrivere i testi - o meglio le poesie - di quello che
si apprestava allora a diventare il gruppo pop storico della musica italiana.
Il quinto Pooh, appunto. Facchinetti-Negrini, un marchio di fabbrica per quel
"popolo dei Pooh" che ancora oggi dopo 40 e passa anni si emoziona ad
ascoltare le canzoni, quelle di allora - straordinariamente attuali, come
Pierre, Quaderno di donna - e quelle di adesso, quelle del "dopo"
D'Orazio - Dove comincia il sole, Musica, Questo sono io -, e ai concerti canta
ormai a memoria litriche che sono arrivate al cuore. E qui sta la grandezza dei
Pooh, di Valerio e degli altri: di essere stati capaci di arrivare dritti al
cuore, al nostro cuore. E lo hanno fatto interpretando e unendo le generazioni.
E quando si arriva al cuore, quando per 40 e passa anni diventi la colonna
sonora di migliaia di persone diverse, quando la vita di migliaia di persone è
stata scandita dalle tue note e dalla tua poesia, allora puoi essere certo che
non è stato inutile. Dicono che vivere nel ricordo di chi resta non è morire.
E' vero. E Valerio, dovunque sia adesso, sa che nessuno fermerà la musica.