Guerra e vecchi ricordi



In ricordo del "vecchio" amico Aroldo Martinelli.
Guerra e vecchi ricordi.A proposito dei venti di guerra che spirano attorno al Golfo Persico, tenendo col fiato sospeso milioni di impotenti spettatori di fronte ad una nuova prevista atrocitร , mi รจ tornato in mente che non molto tempo fa, parlando con un “vecchio” amico poliziano, mi capitรฒ di ascoltare un racconto insieme affascinante e terribile a proposito della seconda guerra mondiale. Un racconto di fronte, prigionia e ritorno a casa. Non che ciรฒ sia una novitร , ne abbiamo ascoltate di storie su questo argomento. Di solito perรฒ le abbiamo sentite “politicizzate”. Inerenti alla realtร , per caritร , ma sempre con un accenno di parte a secondo dei ruoli che il narratore aveva in quei tempi bui. A volte a favore dei perdenti, altre ad onore dei vincitori, spesso con una punta d’odio perchรฉ chi riferiva era stata vittima di cattiverie, soprusi e quant’altro d’orribile puรฒ rappresentare una guerra e, ancora peggio, una deportazione in campi di concentramento. Tuttavia questa volta l’esposizione era diversa, distaccata, propria di una persona anziana che nella vita ha visto di tutto e sopportato tante avversitร . Niente ideologia politica nรฉ risentimento, ma una lucida constatazione di una stagione di vita, ormai trascorsa da quasi sessantanni, che lo ha reso inconsapevole protagonista insieme a tanti altri suoi coetanei. La sua storia comincia quando nel bel mezzo della guerra parte per il fronte. Un giovane che non aveva mai visto un fucile, nemmeno da caccia, che adesso doveva imparare ad usare nel peggiore dei modi. Un assalto al nemico non portato a termine, la sofferenza e l’impotenza per la cattura, la deportazione in Germania in vari lager e, dopo tante tribolazioni, infine la libertร . Una libertร  raggiunta anche a spese di altri giovani che non ebbero la fortuna di riassaporarla e proprio per questo, nel suo narrare, spunta un pizzico di velato senso di colpa. In quei duri anni Aroldo, che tutta la gente di Montepulciano conosce per il suo spirito allegro misto a generositร , ha dovuto lottare contro fame, stanchezza, offese e derisioni ma ciรฒ nonostante, alla fine, รจ riuscito addirittura a tenere nel cuore il giovanissimo soldato tedesco che non lo denunciรฒ al suo superiore quando, in marcia verso un campo di lavoro, ebbe uno scatto d’ira nei suoi confronti. Spirito di guerra tra poveri, come dice lui. La sua avventura, che qui ritengo tedioso raccontare nei dettagli, mi ha confermato che, anche se รจ combattuta per una giusta causa, nella guerra chi soffre maggiormente รจ proprio il popolo e non chi quella guerra l’ha decretata. Probabilmente eliminando loschi interessi economici e antiche diatribe, e prendendo in considerazione l’atteggiamento di quel soldatino tedesco, tante sofferenze e atrocitร  potrebbero essere evitate restituendo al dialogo la funzione primaria per redigere un accordo tra i popoli in pace ed armonia.
Giuliano Lenni